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giovedì 21 gennaio 2010

Ho visto l'AMLETO con Alessandro Preziosi

Ieri sera, al Teatro Diego Fabbri di Forlì, è andato in scena l'Amleto di William Shakespeare, regia di Armando Pugliese.
Nel ruolo di Amleto, Alessandro Preziosi, che ha lasciato gli spettatori a bocca aperta. La grande Carla Cassola interpreta la madre Gertrude, Ugo Maria Morosi Polonio.

Un Amleto moderno, come l'ha definito la critica. Contemporaneo, aggiungo io; in questa interpretazione si pone l'accento sui conflitti e sulle aspirazioni dei giovani in contrapposizione alla società in cui vivono, in cui spesso non si riconoscono. Si cerca una certezza partendo dal dubbio.
Il regista Armando Pugliese spiega:
"Abbiamo cercato di evidenziare il gap culturale che separa Amleto e i suoi colleghi di studio (Orazio, Rosencranz, Guildestern) a Vittenberg da una corte danese tacciata da crapule e bagordi, ed ancora di sottolineare che "il dubbio amletico" non è tanto un ondeggiamento dell'animo, quanto piuttosto la necessità di far corrispondere la vendetta alla certezza della giustizia, e che il motore che spinge l'evolversi della tragedia è una strenua ed affascinante lotta per il potere, negato al protagonista non tanto dall'uccisione del padre quanto dall'aver impalmato da parte dell'assassino, lo zio Claudio, la legittima detentrice di quello stesso potere, sua madre."
Aggiunge:
"Parallelamente si evidenzia in Polonio e nella sua famiglia la sostanza di una cortigianeria anch'essa alle prese con le sue ambizioni e le sue mosse strategiche, in modo che i personaggi non si presentino come stereotipi incorniciati da funzioni ormai consuete nell'immaginario collettivo, ma presentino qualche curiosità comportamentale che li fa conoscere sotto un altro aspetto e più partecipi di una dialettica generale, senza la quale la tragedia non può esistere."

Ne è nato un Amleto lontano dal canonico, a partire dalla scenografia essenziale e cupa, quasi esistenzialista, e dalle musiche dei Massive Attack, ma fedele all'opera originale. Un miscuglio di modernità e classicismo che, non stravolgendo la tragedia di Shakespeare, ne evidenzia il messaggio contemporaneo che il regista ha voluto trasmettere.
L'ottima recitazione di tutti gli attori è riuscita in questo scopo: da una parte quella più sanguigna, vitale, impulsiva dei giovani, dall'altra quella più tradizionale e classica dei "padri", tutto in grande stile e con capacità straordinarie. Preziosi passava dall'una all'altra in modo stupefacente, a seconda della scena.

Come scrisse Schlegel, "l'Amleto è unico nella sua specie: è la tragedia del pensiero. Ispirata da meditazioni profonde, e non mai compiute, sul destino umano e sulla buia confusione degli avvenimenti terrestri, essa eccita le medesime meditazioni nell'animo dello spetattore".

Personaggi e interpreti (in ordine di apparizione)

Amleto Alessandro Preziosi
Orazio Marius Bizau
Claudio Francesco Biscione
Laerte Giovanni Carta
Polonio Ugo Maria Morosi
Gertrude Carla Cassola
Ofelia Silvia Siravo
Rinaldo Marco Trebian
Rosencrantz Maurizio Tomaciello
Guildenstern Marco Zingaro
Primo attore - re Marco Trebian
Secondo attore - regina Yaser Mohamed
Terzo attore - Luciano Vito Facciolla
Quarto attore - prologo Giovanni Carta
Osric Yaser Mohamed
Primo becchino Vito Facciolla

martedì 12 gennaio 2010

Ho letto LE IMPERFEZIONI

In un giorno qualunque, al redattore di un quotidiano locale, Fernando Savani, viene sottratto il portafogli in un ristorante. Il borseggiatore non scappa; lo provoca, lo sfida. Fernando non reagisce, possibile sia stato lui? Certo, siamo solo noi in questo ristorante. E se ne sta lì fermo impassibile? Anche il derubato è impassibile. Il borseggiatore esce dal locale, Savani lo segue, ma non lo raggiungerà, non può, non ci riesce.
Quella giornata non sarà più una giornata qualunque per Fernando Savani, così come non fu una giornata qualunque quella in cui Ermete Morelli, a seguito di un borseggio in circostanze analoghe, decise di togliersi la vita. Fernando vuole vederci chiaro: parte l'indagine, ma non una di quelle a cui Valerio Varesi, il papà del Commissario Soneri, ci ha abituato, bensì uno scandaglio della natura umana.

Un romanzo profondo, che sviscera l'animo. Fernando scoprirà dove possono spingersi la grettezza umana, l'aggressività, la cattiveria. Proverà sulla propria pelle la legge del più forte, al debole non resta che soccombere. Sembra che persone sensibili, rette, rispettose dei valori, siano null'altro che sprovveduti e disagiati, a cui non resta che rifugiarsi nel loro mondo, o nell'oblio eterno o nella pazzia. I deboli hanno un odore particolare, e le belve feroci sanno riconoscerlo subito. Alle volte è un'aggressività di facciata, o meglio, costruita, a cui il debole furbo si adatta per non fare la fine del topo.
Ognuno di noi ha il proprio borseggiatore, colui che ti ruba la dignità, che ti fa aprire gli occhi su chi sei e come sei, che ti fa capire che non ti piaci o che non ti piace il mondo in cui vivi.
"Le imperfezioni" - del debole o del forte? o della società? - è un romanzo in cui l'analisi dell'animo ricorda i romanzi dostoevkiani. In particolare, durante la lettura, mi sovveniva "Memorie del sottosuolo", per la capacità analitica di Varesi e per lo spaccato che egli dà di questa società che spinge i deboli nel sottosuolo. Vi si mettono a nudo, senza pudore, le emozioni umane. L'etica è il filo conduttore di tutta la storia.
Dostoevskij racconta del perché il protagonista non ha saputo diventare nemmeno un insetto, Valerio Varesi ci racconta come.



Valerio Varesi
Le Imperfezioni
Edizioni Frassinelli
pagg. 276
ISBN 978 88 7684 958 9
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