I miei preferiti

Barbara MrsTeapot B's favorites book montage

Narcopolis
Libertà
Mr Gwyn
Tre volte all'alba
Nel tempo di mezzo
1Q84: Libro 1 e 2. Aprile-Settembre
Ragione e sentimento
Una cosa da nulla
84, Charing Cross Road
Mr Jones e lo zoo della Torre di Londra
C'è ma non si
Il profumo
Stirpe
Le notti bianche, La mite e Il sogno di un uomo ridicolo
Il Circolo Pickwick
Il Maestro e Margherita
La signora Dalloway
La cena
Un giorno di gloria per Miss Pettigrew
La metamorfosi


Barbara MrsTeapot B's favorite books »

mercoledì 29 maggio 2013

Tappa #3 - Israele Ho letto DUE IN UNO



Tappa conclusiva del mio viaggio virtuale; dopo l'innevata Norvegia e la magica Germania del Seicento sono approdata in Israele, a Gerusalemme. 
Due in Uno è stato una vera scoperta per me. Il titolo e la magnifica copertina racchiudono l'essenza del romanzo: la dualità del Paese stesso, delle due culture che cercano di convivere, che si scontrano e si attraggono, il divario tra modernità e tradizione, la doppiezza dell'essere umano, non in senso negativo, ma di personalità (e desideri) che abitano nella stessa mente e che lottano tra di loro, volendo prevaricare l'una sull'altra. L'umano scontro tra ragione e sentimento, tra essere e apparire.

Il ritrovamento casuale di un biglietto scritto dalla moglie in un'edizione di seconda mano del racconto La sonata a Kreutzer - mai riferimento fu più azzeccato! - scatena una serie di eventi inaspettati nella vita di un affermato avvocato arabo che esercita nella Beverly Hills di Gerusalemme. Accecato dalla gelosia, il suo io passionale, tradizionalista, conformista, cerca di prendere il sopravvento sull'uomo che ha raggiunto il suo tanto ambito status
Parallelamente il giovane Amir, arabo anche lui, racconta la sua storia, a partire dal tirocinio presso il consultorio. 
Capitolo dopo capitolo le storie prendono forma, ne nascono di nuove, appassionano.
Non scriverò una parola di più sulla trama, sarebbe un peccato perché è un libro da scoprire.

Sayed Kashua, che ha scritto il romanzo in ebraico, riesce a fondere la cultura ebraica e palestinese scrivendo non di israeliani e palestinesi, ma di uomini, esseri umani accomunati da quei tratti che caratterizzano la nostra personalità, a prescindere da razza e religione, esasperandoli fino al limite del comico, del tragico  e del cinismo.
Kashua è un attento osservatore della natura umana, è divertente - e dalle righe traspare il suo divertimento nello scrivere - ma profondo, e sembra non prendersi sul serio. Forse è questa la sua dote migliore. Una sorta di naturalezza e di freschezza che disarmano il lettore.
Due in Uno è la sua terza opera: mi sono lasciata sfuggire Arabi danzanti e E fu mattina. Provvederò. Perché Sayed Kashua merita, merita quanto Franzen, quanto Haddon e quanto Bennett.

venerdì 17 maggio 2013

#unbuontè all'INFERNO


Barili straripanti di spezie esotiche - curry indiano, zafferano iraniano, fiori di tè cinesi - erano allineati lungo le pareti creando una galleria di colori abbaglianti: gialli, marroni e oro. A ogni passo Langdon sentiva un odore diverso - quello pungente dei funghi, l'amaro delle radici e l'aroma muschiato degli oli - che si levava nell'aria assieme a un coro assordante di lingue diverse. Il risultato era un carico travolgente di stimoli sensoriali, accompagnato dal rumoreggiare sordo e incessante delle persone.
   Migliaia di persone.


Dan Brown "Inferno" - Mondadori. Anche in ebook




mercoledì 15 maggio 2013

Aspettando Daisy per #unbuontè


"Su un giornale c'era scritto che secondo le previsioni verso le quattro smetterà di piovere. Credo fosse "The Journal". Hai tutto quello che ti occorre per il... il tè?"
Accompagnai Gatsby in dispensa, dove guardò la finnica con una lieve aria di rimprovero. Osservammo con occhio critico i dodici dolcetti al limone presi in pasticceria.
"Andranno bene?" chiesi.
"Ma sicuro, sicuro! Sono perfetti!..." e aggiunse in tono forzato:"...Vecchio mio".

sabato 11 maggio 2013

Tappa #2 - Germania. Ho letto IL MAGO DELLA LUCE

Dalla Norvegia alla Germania, precisamente a Dresda, e oltre ad essere un viaggio virtuale, questo è stato anche un viaggio nel tempo, che mi ha portata nel milleseicentosettantatre.
Infatti un, ahimè, borioso, noioso e contemporaneo storico dell'arte dall'identità sconosciuta, entra in possesso del primo dei sei libretti scritti in sei notti consecutive da Leopold, tipografo muto vissuto a fine Seicento, in cui si narra dei diabolici avvenimenti accaduti a corte negli ultimi mesi, di cui viene accusato il pittore Silvius Schwarz.
L'indomito, nonché disonesto storico si appropria anche di alcune lettere che si sono scambiati Silvius e la bellissima cugina, sua innamorata, Sophie. Dalle missive e dal ritrovamento dei rimanenti cinque libretti, prende forma la storia di Leopold, di Sophie, sposa insoddisfatta, brava matematica, innamorata persa del cugino, di Silvius, naturamortista adottato da un dotto e ricco Musulmano e degli atroci ritrovamenti di cadaveri mutilati e crocifissi a testa in giù.
Silvius ha un carattere egocentrico, geniale, è un po' spocchioso, ha talento, ma è insoddisfatto perché

quello che la mano riproduce, benché otticamente esatto, è sempre invenzione.

Lui ricerca la realtà del visibile, l'essenza della luce, un modo di dipingere senza alterare la realtà con lo sguardo, colori, pennelli e mano. Vuole fissare il visibile, in modo veritiero e definito, essenziale, e quando ci riesce diventa il Mago della Luce, in un epoca in cui essere mago è molto, molto pericoloso.


Inizialmente ho trovato il romanzo di Mathias Gatza poco semplice, ma la tensione narrativa e la curiosità mi hanno trasportato in una storia che si è rivelata essere sempre più avvincente. Un libro dalle diverse sfaccettature, che sicuramente piace sia agli appassionati di romanzi storici, agli amanti del giallo, delle storie d'amore e dell'arte. In questo romanzo c'è tutto questo, ed è scritto bene. Lo consiglio. Inoltre la copertina è magnifica.
Non resta che la Tappa#3, Israele!

Mathias Gatza
"Il Mago della Luce"
Neri Pozza
anno di pubblicazione in Italia: 2013
Titolo originale: Der Augentauscher (2012)

martedì 7 maggio 2013

Asnun

Ma voi lo sapevate che Gatsby, quello di Fitzgerald, il Grande Gatsby, si pronuncia Gazbi? Io ho sempre detto Ghezbi! Allora sono proprio ignorante. Ho sentito il promo del film per radio e sento Gazbi. "Avrò capito male", mi son detta (poco presuntuosa). Invece ho capito benissimo. Accidenti, chissà che figuracce ho fatto. Poi però ho fatto un sondaggio, ma non ho i risultati, perché alla domanda, forse fatta in tono troppo perentorio, mi si rispondeva con un farfuglio che non capivo: Gh**bi (addirittura, alle volte, imitando un improbabile accento americano).

Quindi, con molta dolcezza, umiltà e curiosità, vi chiedo:
 come pronunciate Gatsby?

Probabilmente l'unica ignorante sono io, che mi ostino ancora a dire gezz e non giaaassssss (non ce la faccio proprio, non mi piace come parola), che quando ho mal di testa (spesso) prendo un cachet, indosso il paletot, compro i fuseaux e mi metto il fard. Per non parlare del panino imbottito: il mio capo dice che non sentiva quell'espressione da anni, che fa "vecchia salumeria". In effetti, quando facevo l'università, era usanza, in quanto squattrinati, come tutti gli studenti, che si andasse dal panettiere a prendere la michetta per poi farsela imbottire dal salumiere accanto (solitamente con la mortadella: costava meno).


Fatemi sapere, per favore!



venerdì 3 maggio 2013

L'ho incontrata

Indubbiamente ciascun essere ha, nell'universo dei libri, un'opera che lo trasforma in lettore, posto che il destino favorisca il loro incontro. Quello che Platone disse per la metà amorosa è ancora più vero per i libri.
(Amélie Nothomb, Dizionario dei nomi propri, Voland).

E' da molto che volevo scrivere questo post e ho trovato il coraggio ora di mettermi a nudo - perché la lettura può essere una cosa intima, sicuramente intimistica, ma bella da condividere -  e per farlo ho scelto il mese in cui noi lettori siamo più sensibili,  Il Maggio dei Libri, splendida iniziativa.
Quando lessi la citazione mi chiesi quale fosse la mia metà letteraria. Impossibile per me dirlo così su due piedi, perché nel momento in cui ci ho pensato mi saranno venuti in mente una ventina di titoli; ne serviva uno. Carta e penna alla mano, facendomi spazio tra i neuroni, mi è venuto in mente prima un Barbapapà, poi un libro dalla copertina blu (che ancora possiedo, l'ho trovato!) che mi fu regalato quando avrò avuto 7-8 anni, Le avventure di Sherlock Holmes, un'antologia di racconti scelti per bambini. E Trappola per topi, comprato in una di quelle bancarelle al mare in cui si vedono cataste di libri, soprattutto manuali e guide, che mi fece innamorare di Agatha Christie e dei gialli classici, che tuttora leggo.
L'adorazione che ho per la letteratura classica russa mi è venuta grazie a Delitto e Castigo.
Durante il biennio del liceo ho amato Kafka, Pirandello, PaveseOscar Wilde e l'Uomo Ragno, ma poi li ho odiati tutti, tutti i libri (l'Uomo Ragno no), perché imposti, spiegati male, non amati dalle professoresse del triennio. Quindi ho avuto un notevole periodo di buio letterario, una sorta di Medioevo personale, dal quale sono in parte uscita grazie ad un'ottima spiegazione de I Malavoglia  di un'ottima professoressa. Solo in piccolissima parte però, perché l'inizio dell'Università mi assorbiva completamente.
Ma poi ho letto Via Gemito di Domenico Starnone, che mi ha conquistato; Baudolino di Umberto Eco che mi ha divertito; La forza del passato di Sandro Veronesi che mi ha fatto fatto scoprire lo Stile (ricordo ancora che lessi tre volte di fila il capitolo 18, meraviglioso, e non facevo altro che raccontarlo a tutti). Questi tre romanzi, i miei personali capolavori, mi hanno riportato nel mondo fatto di carta e parole, mica parole così: parole speciali, magiche.
Le ore di Michael Cunningham e Le correzioni di Franzen mi hanno confermato che leggere è bello. Gli Esercizi di stile e I fiori blu di Queneau, mamma mia ... tanto di cappello.

La lista sembrava non finire, ma poi, eccolo lì che mi parlava, lo sento ancora, non lo dimenticherò mai, mai l'ho dimenticato, Meursault:
Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so.
Lo straniero, di Albert Camus, l'opera che ha fatto di me una lettrice.

E la vostra, di opera? Me lo fate sapere? Sono curiosa. Sembra un lavorone, ma tra centinaia di libri è lì, dentro di voi, basta farle spazio.





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