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giovedì 5 novembre 2009

Il Commissario Soneri e la mano di Dio


Caro il mio buon Soneri, la scoperta di quel cadavere nel greto della Parma – “Qui i torrenti sono femmine!”, spieghi a Juvara -, ed il ritrovamento di un furgone con cinque fucilate a pallettoni nella carrozzeria ti hanno portato lontano, a Monteripa, da dove parte l’acqua che passa sotto i ponti di Parma, durante questo inverno rigido e spietato.

Isolato in quel paese freddo e chiuso, forse ti trovi bene, hai modo di pensare, di ritrovarti, di scavare nell’animo umano degli indagati, e nel tuo, lontano dalla frenesia e dai riflettori della città.
Mentre Juvara agisce in città sotto tue indicazioni, con ottimi risultati, tu, tra passeggiate nei boschi, cimiteri, guardaboschi, bracconieri, comunità neo hippy isolate tra i monti, senza darti per vinto, cerchi le tue risposte e l’assassino di Malpeli.

In quel luogo dimenticato da Dio, ti sembra di essere molto lontano dalla cosiddetta società, immerso in quella neve che attutisce tutti suoni e le emozioni, ma non le tue.
Ti sembra di essere racchiuso in quelle palle di vetro che si agitano e si capovolgono per veder fioccare. Ma la neve non può attenuare l’urlo dell’animo umano e della società, scaturito dalla corruzione, dalla delinquenza, dall’invidia, dall’avidità, dalla lussuria, dalla passione e dal delitto, che neppure lì mancano, e tutto si trasforma in tormenta, la mano di Dio sta agitando la palla di vetro.

Rifletti molto durante questa avventura e fai riflettere anche me, lettore, a volte carico di stanchezza come te, a volte con rimpianto per come vanno le cose e per come sarebbero potute andare, spesso con ironia, ma sempre con grande umanità, tua dote migliore. Appari anche ingenuo a tratti, un’ingenuità genuina, disarmante per un Commissario, sai ancora stupirti, ed io mi stupisco con te, e mi piace. Sei così capace di coinvolgermi che ho freddo anch’io e non vedo l’ora di rintanarmi all’osteria di Egisto per farmi un grappino.

Sembri vicino alla soluzione, ma la mano agita la palla di vetro, e si ricomincia, qualcosa non tornava. I fiocchi si posano. Bene, allora cambi direzione e riprendi il cammino ora che è tutto tranquillo, ma no: ancora uno scossone alla palla, no! Poi quiete, poi scossone.

Alla fine l’assassino è scoperto; sei riuscito a fermare la mano, o è lei che ha deciso di fermarsi?
Comunque siano andate le cose – ancora ci sto pensando, mi hai messa di fronte a questioni per nulla banali – ti ringrazio per aver condiviso con me questa tua avventura e ti auguro di ricevere tante altre scarpette di Sant’Ilario.

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