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sabato 31 maggio 2014

Del romanzo di Murakami e Magritte e dei neologismi di una visionaria

Ho letto L'INCOLORE TAZAKI TSUKURU E I SUOI ANNI DI PELLEGRINAGGIO, l'ultimo romanzo di Murakami da poco uscito in libreria, edito da Einaudi e ci ho trovato René Magritte. Ma partiamo con ordine.
Dopo la trilogia di 1Q84 - che adoro - Murakami torna su aspetti più intimistici e ci presenta, fin dalle prime righe, un trentaseienne tormentato e disagiato; un incipit che ha tutte le carte in regola per essere ricordato alla stregua dell'indimenticabile inizio tolstojano di Anna Karenina, anche se decisamente più cupo:

Dal mese di luglio del suo secondo anno di università fino al gennaio seguente, Tazaki Tsukuru aveva vissuto con un solo pensiero in testa: morire.

Iniziamo bene... - mi sono detta. Ma Murakami ha IL dono, e si continua a leggere con un'avidità di parole che pochi scrittori sanno far nascere.

Il perché del suo pensiero di morte è già riportato in quarta di copertina, quindi non svelo niente di che: Tsukuro è stato improvvisamente espulso ed isolato dai suoi quattro migliori amici, due ragazzi e due ragazze, con i quali aveva stretto un'amicizia "elitaria" fin dal primo anno del liceo. Così, senza perché e per come. Da un giorno all'altro. Rifiutato dai suoi unici amici. Quindi sprofonda in una depressione tale da portarne i segni anche a distanza di sedici anni, isolandosi dal mondo, incapace di legami profondi, in preda al terrore del rifiuto, apatico. Apatico perché a Tsukuro la cosa non sembra dispiacere più di tanto: dopo aver convissuto con il suo desiderio di morte per mesi, ha indossato altri panni, una maschera e ha ricominciato a sopravvivere nel suo mondo tranquillo, piatto, incolore.

E' Sara, la donna che potrebbe diventare la sua compagna di vita, a spronarlo, in qualche modo, a ricercare i suoi ex amici per capire il perché di quel gesto crudele che tanto l'ha sconvolto. A questo punto della storia ci si arriva dopo vari intervalli di flashback, mai noiosi, né irritanti, che spaziano - termine esatto - tra il mondo reale e quello onirico, sfociando nel surreale, cosa frequente in Murakami.

E ora veniamo a Magritte. Vuoi per il surrealismo che caratterizza le opere di Murakami, vuoi per i richiami ricorrenti nel libro del brano Le mal du pays di Liszt, L'incolore Tazaki Tsukuru era già stato dipinto dal pittore belga. L'associazione viene da sé, lo ammetto, parlando di surrealismo non si può non pensare a Magritte, ma sembra quasi che Murakami abbia messo in fila alcuni suoi dipinti e ne abbia raccontato la storia, oppure che in uno spazio-tempo a noi inacessibile Magritte abbia deciso di illustrare il romanzo di Murakami.

Fatto sta che a me la cosa un po' mi ha impressionato, perché mentre leggevo ho visto:

Le affinità elettive di Tsukuro e dei suoi amici al tempo del liceo

Les affinité électives (1933)
La solitudine e la sensazione di rifiuto di Tsukuro ne Il Presente (anche la mancanza di colore)
Le présent (1938/1939)
Il brano di Litzs Le mal du pays ne La nostalgia (per l'appunto), nostalgia che fa da sottofondo, riaffiorando di tanto in tanto, per tutto il libro
Le mal du pays (1940)

Le acque profonde in cui nuota Tsukuru: in piscina - fisicamente - e  - metafisicamente - nella sua coscienza
Les eaux profondes (1941)
La condizione umana di Tsukuru che oscilla tra realtà ed immaginazione, tra realtà e sogno
La condition humaine II (1935)

Il ruolo della memoria
La mémoire (1948)
Lo stupro
Le voil (1934)
L'invenzione collettiva, il travisamento della realtà, il ragionamento comune (e con questo romanzo Murakami ci dà una bella lezione, secondo me)

L'invention collective (1934)


Chi ha letto il romanzo forse avrà apprezzato di più queste particolari illustrazioni al libro o magari non condivide - mi piacerebbe parlarne con qualcuno - di certo non ho spiegato nulla onde evitare accuse di spoiler. Perlomeno spero di aver suscitato la curiosità in chi non ha ancora letto L'incolore Tazaki Tsukuru.
Come tutti i libri di Murakami, anche questo difficilmente si dimentica e lascia qualcosa, nel profondo. 

Marzullinando, devo ancora decidere se Tazaki Tsukuru è spiazzantemente bello o bellissimamente spiazzante. 

Come al solito, buona lettura! Leggere fa bene!

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