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Barbara MrsTeapot B's favorite books »

lunedì 7 ottobre 2013

Ho letto LIVELLI DI VITA


Caricatura di Nadar nell'atto di elevare la  fotografia al livello di un'arte, eseguita nel 1862 da Daumier
Se mi venisse chiesto a quale genere appartenga Livelli di Vita, non saprei che cosa rispondere. Romanzo storico, racconto, mémoire? 
Probabilmente il mio interlocutore mi guarderebbe storto alla risposta "Filosofia!". 
Sarah Bernhardt. Foto di Nadar
Sì, filosofia, perché Barnes, con la sua disarmante schiettezza, la sua profonda onestà, la sua curiosità per l'essere ed il divenire, di ciò che è stato e di ciò che sarà, esplora, tramite la metafora dei pionieri dell'aria e della fotografia, dei nuovi Argonauti, come li definisce lui stesso, quella forza che è forse l'unica ad elevarci per davvero, l'amore.


"Forse il mondo non progredisce maturando, bensì mantenendosi in uno stato di perenne adolescenza, di emozionata curiosità".

Attraverso i sogni di Nadar, del colonnello Fred Burnaby e della bellissima attrice Sarah Bernhardt, i loro voli, pindarici o meno, e i loro epiloghi, ci viene presentata una sorta di possibilità di quello che può accadere, e che è realmente accaduto, quando si osa, quando si sperimenta, quando si sfidano gli dei, quando si ama, quando si mettono insieme cose e persone. Ci vengono mostrati i diversi livelli di vita. 

"Metti insieme due cose che insieme non sono mai state. E il mondo cambia. Sul momento è possibile che la gente non se ne accorga, ma non ha importanza. Il mondo è cambiato lo stesso".

"Metti insieme due cose che insieme non sono mai state; a volte funziona e a volte no".

"Metti insieme due persone che insieme non sono mai state; a volte il mondo cambia e a volte no". [...]
"Insieme, vedono più lontano, più chiaro".

"Metti insieme due persone che insieme non sono mai state. A volte funziona, nasce qualcosa di nuovo, e il mondo cambia. Solo che, a un certo punto, prima o poi,  per una ragione o per l'altra, una delle due persone viene meno".

Già, una delle due persone viene meno, sua moglie, nel 2008, e Barnes nella terza parte del libro affronta il tema del dolore e del lutto, che sono cose diverse. E lo fa in quel modo per me tanto poetico, dato dalla naturalezza con cui scrive delle cose più scontate, della quotidianità. 

"Tutti quei "noi" annacquati in un "io" [...] non esiste più la possibilità di ricostruire, da due ricordi incerti dello stesso evento, un ricordo singolo, più sicuro, che si avvalga della triangolazione, della misurazione aerea. Perciò quel ricordo, ormai condannato alla prima persona singolare, si modifica. Più che il ricordo di un fatto, diventa il ricordo della fotografia di un fatto."

Ecco ritornare il tema del ricordo, come ne Il Senso di una Fine. Il ricordo modificato.

"Se da un lato a questo punto non posso garantire nulla sulla verità dei fatti, dall'altra posso attenermi alla verità delle impressioni che i fatti hanno prodotto. E' il meglio che posso offrire". (da "Il Senso di una Fine" - Einaudi)

Julian Barnes riesce sempre a entrarmi nell'anima. E quello che più mi sconcerta, e mi piace, è quella sua crudezza allo stesso tempo delicata e spirituale che non si può non condividere. Almeno così capita a me. Poi, non so come definire quel sussulto, quel "Sì, sì, è vero. E' proprio così. Anche a me..." - che mi assale ogni volta che leggo Barnes, ma mi piace da morire.

Un bellissimo libro.

Julian Barnes
"Livelli di vita"
Einaudi - 2013
titolo originale "Levels of Life" (2013)
anche in e-book


BOOKies
"La signora delle camelie", di Alexandre Dumas

"Sostiene Pereira", di Antonio Tabucchi



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